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Gli ultimi messaggi del Forum

Arcipelago Gulag - Aleksandr Isaevic Solzenicyn

Un'opera che tutti dovrebbero leggere, perché narra a quale depravazione, ferocia, insensibilità può arrivare l'uomo; perché racconta gli orrori voluti da Stalin che per criminalità, secondo me, è superiore a quel mostro di Hitler. L'ho letto adagio perché per la compassione e la rabbia che provocano, ci vuole tempo.

Apandemia - Stefano Scoglio

Ho voluto fortemente far acquistare questo libro alla biblioteca , per dare , a chi lo volesse , la possibilita' di conoscere la verita' , o perlomeno , avere una versione ed un racconto differente e piu' dettagliato nei particolari . Un sorta di enciclopedia "generale" sintetizzata e dettagliata in sole 370 pagine , da leggere , capire , studiare e tramandare.

Shakespeare in Hollywood

«Più di ogni altro scrittore, ce n'è uno che ha fornito al cinema drammi, poesie e canzoni. Centinaia di attori, scrittori e registi hanno lavorato in film ispirati dalla sua magnifica eredità». Così Kenneth Branagh presenta un omaggio filmato di Hollywood a Shakespeare, durante la notte degli Oscar del 1997. È l'epifania di un processo di appropriazione culturale che ha accompagnato, con un andamento di tipo carsico, tutta l'evoluzione di Hollywood nella sua sfida al teatro per l'egemonia nell' entertainment moderno. Shakespeare è la figura più titolata nell'intera storia degli Academy Awards: 86 candidature hanno portato a 30 Oscar per 26 film considerati shakespeariani a vario titolo. Questo sorprendente «culto dell'antenato» ha coinvolto, oltre ai canonici Laurence Olivier, Orson Welles, Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh, grandi artisti hollywoodiani come D. W. Griffith, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, Katharine Hepburn, Charlie Chaplin, George Cukor, Ernst Lubitsch, John Ford con Victor Mature, Joseph L. Mankiewicz con Marlon Brando, Elizabeth Taylor e Richard Burton, Charlton Heston, Al Pacino e molti altri.
Un viaggio lungo un secolo tra cinema e teatro, Europa e America, mito e cultura popolare.

Arturo Cattaneo insegna Letteratura inglese all'Università Cattolica di Milano, ed è autore di saggi tra cui "Shakespeare e l'amore"(Einaudi 2019).
Gianluca Fumagalli è autore di film e regista di serie tv, docente e conferenziere.
Cattaneo e Fumagalli hanno lavorato per vent'anni in team teaching all'Università Cattolica di Milano sull'analisi dei film shakespeariani.

Parallel - Elle O'Roark

Da leggere assolutamente! Libro coinvolgente! Appassiona fin dalle prime pagine! E il seguito "Intersect" è la continuazione di questa storia incredibile che ha come protagonisti Nick e la fantastica Quinn, viaggiatrice nel tempo....

In India / William Dalrymple

Un resoconto ben documentato dell'India della fine del Novecento, coi suoi costumi, le tradizioni, le politiche, le violenze, la condizione delle donne, scritto e tradotto in maniera magistrale. Assolutamente da leggere per scoprire quel subcontinente.

Uomini senza donne / Haruki Murakami

Uomini senza donne è una raccolta di sette racconti in cui, per l’appunto, i protagonisti rimangono soli senza donne.

In "Drive my car" il dialogo tra l’attore Kafuku e la guidatrice silenziosa Misaki, porta a galla il tradimento della sua defunta moglie e il ricordo di aver voluto conoscere l’ultimo dei suoi amanti, il quale in un bar, gli aveva raccontato tutto, obnubilato dai fumi dell’alcool. La sorta di familiarità che nasce tra i due, visto la condivisione della stessa donna, mette in luce un carattere maschile che non so sino a che punto sarebbe possibile nella nostra mentalità occidentale.

Anche in "Yesterday" c’è questa sorta di scambio e di condivisione di una giovane donna, tra un ragazzotto strampalato che modifica le parole di questa famosissima canzone e il suo amico del cuore che poi, non osa mettersi con lei. Il descrivere i sogni, tipico dei racconti della Yoshimoto, l’ho ritrovato anche qui in quello in cui la ragazza da condividere narra il suo sulla luna di ghiaccio; così come il ricordo di vite precedenti nel racconto "Shahrazād", in cui una madre di famiglia divenuta l’amante di un uomo che non si sa perché rinchiuso in casa, gli rivela che un tempo era stata una lampreda. Credo che questo rientri nel mondo fiabesco giapponese, con le credenze di quel paese.
Mi ha colpito "Organo indipendente" che ha per protagonista un brillante medico playboy che si lascia morire di fame per amore di una donna che alla fine abbandona il marito e lui medesimo, tanto che il titolo indica che l’organo indipendente che solo le donne hanno, è quello di saper mentire con naturalezza.

Bello "Kino", inserito in un’ambientazione notturna sfumata, col personaggio misterioso dell’uomo solitario che, presumo, sia un kami che lo protegge; e anche la donna bellissima e il gatto che porta clientela nel bar devono essere qualcosa di simile: degli spiriti buoni, mentre i serpenti sono qualcosa di fastidioso. Nella cultura scintoista essi rappresentano il cambiamento per via della pelle che mutano, e qui l’autore, con la loro presenza, forse ha trovato la scusa per spingere il protagonista a viaggiare spostandosi spesso, alla ricerca di se stesso. Chissà.

In "Samsa innamorato" Murakami, inverte la situazione del protagonista del racconto di Kafka, mutandolo in un uomo, forse a significare la fatica del vivere, che si invaghisce di una ragazza gobba. La denuncia all’invasione dei carri armati sovietici a Praga potrebbe suggerisce che lo sconvolgimento politico ricade sempre sugli esseri umani che debbono per forza di cose subire un cambiamento nelle loro esistenze. Se pensiamo al nostro presente, l’invasione è quella della Csi contro l’Ucraina, che sta cambiando molte cose.

Nell’ultima storia che dà il titolo al libro: "Uomini senza donne" ,si scopre che essi sono coloro che, profondamente innamorati, vengono abbandonati di punto in bianco.

Insomma, uomini e donne sono due mondi diversi: loro non capiscono del tutto noi e noi non capiamo del tutto loro.

copertina - Ayelet Gundar-Goshen

“Dove si nasconde il lupo” è un romanzo che parla della paura del futuro, della paura per l’altro, che può addirittura abitare in casa tua.
Devo dire che h’ho trovato piuttosto lento nella prima metà. La vicenda narrata non ha nulla di nuovo nel panorama americano il cui melting pot non ha dato vita alla parità tra gli abitanti. L’egemonia del paese rimane nelle solite mani dei wasp. Ogni gruppo chiamiamolo “etnico” sta coi suoi connazionali, quindi anche il timido Adam, uscendo dal guscio protettivo della famiglia, comincia a frequentare altri ragazzi israeliani. Il razzismo è latente e basta poco a scatenarlo e in questa vicenda non è un nero ad essere bullizzato da un bianco, ma viceversa; ma il bianco rientra anch’esso in una categoria di cittadini posta a un gradino intermedio della scala sociale, quindi attaccabile. La lettura non mi ha dato emozioni, è un narrare il tran tran quotidiano coi suoi alti e bassi. Anche l’accusa di omicidio che apre il libro e che desta l’attenzione del lettore per sapere come quella famiglia se la caverà per salvare il figlio, finisce in una bolla di sapone. La madre è una donnetta paurosa seppure in passato ha avuto un’esperienza militare (forse c’entrerà anche la morte della primogenita); suo marito Michael apparentemente attento ai bisogni della famiglia è sempre assente perché fa un lavoro che lo gratifica ed è molto macho (stereotipo del maschio vincente che se la fa con la segretaria), così come il suo amico che allena all’autodifesa il gruppo dei ragazzi israeliani. Quest’ultimo però è un fallito che non è riuscito ad avere successo come Michael e quindi froda. I personaggi sono tra il tutto tondo e il piatto: né carne né pesce. Storia che non ho trovato coinvolgente, nonostante la fama dell’autrice.

Guarda le luci, amore mio - Annie Ernaux

Nel libro l’autrice racconta le sue considerazioni e annotazioni sotto forma di diario, legate a circa un anno di frequentazione di un supermercato della catena Auchan (cosa che li avrà certo resi felici), un luogo che ella sostiene, appare alla gente come una sorta di paese del Bengodi, dove tutti i sogni sono lì, a portata di mano. Ci sono reparti per tutte le tasche, gente di tutte le etnie, di cui accenna comportamenti e commenti; le espressioni in coda per pagare alla cassa e pure la velocità o lentezza dei cassieri (cosa che conta per l’azienda), gli orari di maggior o minore afflusso e il tipo di frequentatori; il fatto che le donne sono più organizzate e sicure nel fare gli acquisti, perché di solito preparano un elenco di ciò che va comperato, mentre gli uomini telefonano a casa per domandare alle mogli ragguagli. Parla dei parcheggi dove tutti cercano un posto vicino alle entrate, parla del fastidio di quando ci capita un carrello che va storto; insomma, tutte le piccole cose del quotidiano legate al rito del fare la spesa. Talvolta inserisce brevi righe di incidenti accaduti in fabbriche del terzo mondo dove i lavoratori che producono merci per noi occidentali, e che vengono retribuiti con salari da fame, muoiono in seguito ad esplosioni o a crolli degli edifici o altre catastrofi, sottolineando che da noi quelle notizie non fanno notizia. Credo che, a chi la apprezza, piaccia il modo semplicissimo di narrare, perché i suoi pensieri, in fondo, rispecchiano mediamente quelli di tutti. Lei medesima dice che chi un giorno leggerà i suoi lavori vedrà come viviamo noi oggi, come facciamo la spesa, che in futuro, forse si farà in modo diverso. Col covid, dico io, effettivamente, sono aumentate gli acquisti on line. Insomma, è la scrittrice del normale quotidiano.

Cassandra a Mogadiscio - Igiaba Scego

Del romanzo ho trovato interessante la parte storica, quella che ai più per lungo tempo si è voluta nascondere, ovvero la vergogna del colonialismo italiano nel corno d’Africa. La Scego tratta le vicende della sua terra da un punto di vista familiare e quindi personale nonché intimo, quasi ella medesima sia un personaggio che, riportando i soprusi, le barbarie, il razzismo, la violenza che il governo fascista e poi quello post-bellico italiano fecero subire alla popolazione somala, fa emergere lo squallore della nostra iattanza e il fatto che non c’è stata come in Germania, dico io, una presa di coscienza con relativo rimorso. A volte si prova quasi imbarazzo a entrare nell’intimità della sua famiglia e in quella dell’autrice, ma poi sul pudore prevalgono i fatti: la guerra, la morte, le malattie, ma pure la terribile pratica tradizionale dell’infibulazione, che mi fa pensare che in tutto il mondo noi donne siamo sempre state considerate prevalentemente per ciò che abbiamo sotto l’ombelico.

La sua narrazione non riguarda però solo il passato fascista, ma pure la dittatura di tipo sovietico instaurata da Siad Barre nel ’91, che col suo colpo di stato ha stravolto nuovamente la vita della sua famiglia lasciandole ferite profonde che si manifestano nel Jirro di cui lei tanto parla; però il resoconto dei traumi sintetizzati da questo vocabolo, è intervallata da ricordi dolci: la Mogadiscio fiabesca che ora non c’è più, gli abiti colorati delle donne, i cibi speziati, il paesaggio arido abitato dai dromedari cui sua madre bambina faceva da guardiana, il senso di libertà spaziale provata da Igiaba nel periodo trascorso in Somalia…

Ella lamenta poi il fatto che ai vecchi colonizzatori dell’Africa tutta, si sono sostituiti i nuovi: russi e cinesi che li hanno intrappolati nella loro furba ragnatela commerciale e militare.

Ma l’autrice, che si sente italiana e romana, parla anche dell’Italia attuale, quella che guarda dall’alto al basso chi ha la pelle scura, che ha un sistema sanitario nazionale malfunzionante, quella che manda nei paesi del terzo o quarto mondo, prodotti tossici per farli sparire, inquinando senza remora alcuna luoghi bellissimi.

E se il contenuto del libro, scritto come una lunga lettera a sua nipote Soraya, tutto sommato cattura per il suo contenuto, non mi ha catturato lo stile telegrafico e un po’ infantile, spezzato alla massima potenza. Una frase seppur minima dovrebbe avere un soggetto, un predicato e un complemento, e invece nel testo ci sono una miriade di parole sole solette seguite dal punto; tanto che per ben leggere la sua storia in modo fluido, ho dovuto sorvolare le tonnellate di punti fermi.